In Italia si ritorna a parlare di MES, un tema caldo che nei prossimi mesi è destinato a diventare centrale del dibattito pubblico, come accaduto qualche anno fa.
Si ritorna a parlare di MES, del Meccanisco Europeo di Solidarietà. I motivi principalmente sono due: oggi, 7 ottobre 2022, scade il mandato di Klaus Regling e quindi è necessario procedere alla nomina del nuovo direttore esecutivo; in secondo luogo, il nostro Paese è l’unico insieme alla Germania a non aver ratificato il nuovo trattato del MES.
Prima di addentrarci in un’analisi politica relativa alle posizioni dei partiti italiani sul MES, capiamo di cosa si tratta e in cosa è consistita la riforma che è diventata oggetto di contestazione nel 2017 tra molti partiti.
MES: cos’è e quando nasce
Il MES (o ESM, European Stability Mechanism) entra in vigore nel 2012 per sostituire gradualmente il Fondo europeo di stabilità finanziaria e il Meccanismo europeo di stabilizzazione finanziaria, e consiste in un fondo di assistenza finanziaria agli Stati concepito in via provvisoria nel 2010.
Il MES è un’istituzione finanziaria internazionale che fornisce assistenza finanziaria ai paesi dell’Eurozona che si trovano in difficoltà finanziarie o ne sono minacciati. Esso costituisce un fondo monetario permanente volto a dare sostegno ai paesi componenti in caso di crisi e di probabile default, finalizzato a mantenere la stabilità finanziaria della zona euro.
MES: da chi è composto e come vengono assunte le decisioni
Il MES è quindi un trattato intergovernativo sottoposto a legislazione internazionale e, come organizzazione, ha una propria sede a Lussemburgo. Esso viene gestito da:
- un Consiglio dei Governatori, di cui fanno parte i Ministri delle finanze dei Paesi europei;
- un Consiglio di Amministrazione, i cui membri sono nominati dal Consiglio dei Governatori;
- un Direttore Generale con diritto di voto;
- dal Commissario europeo agli Affari economico-monetari;
- dal Presidente della BCE, questi ultimi in qualità di osservatori.
Le decisioni del Consiglio vengono prese a maggioranza semplice o qualificata e godono di immunità giudiziaria. I diritti di voto sono proporzionali rispetto alla quota versata da ogni Stato.
Il MES ha un capitale complessivo di 704 miliardi di euro, dei quali 80 miliardi versati direttamente dagli Stati aderenti e 624 miliardi in capitale di garanzia (non ancora direttamente versato, ma solo in caso di necessità). Ha una capacità di prestito complessiva pari a 500 miliardi di euro.
Le contribuzioni che tramite il MES possono essere elargite agli Stati in caso di necessità sono commisurate a PIL e popolazione. L’Italia contribuisce per il 17,8%, con 14 miliardi di capitale versato e altri 111 miliardi in garanzia, per un impegno totale di 125 miliardi, proporzionale al suo peso in termini di Pil rispetto agli altri Stati aderenti.
Il MES dalla sua nascita è stato decisivo nella risoluzione delle crisi dei Paesi che avevano perso accesso al mercato. Rappresenta una sorta di «assicurazione» (Giampaolo Galli), tranquillizza i mercati e rende meno probabile il ripetersi di situazioni di problematiche. È una manifestazione di solidarietà dei Paesi più solidi nei confronti di quelli più fragili.
L’organizzazione pertanto raccoglie fondi al fine di sostenere e finanziare gli Stati richiedenti che ne fanno parte, ed afferenti all’eurozona, nel caso in cui si trovino in un periodo di forte difficoltà.
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