Tra i punti più discussi e criticati dagli oppositori del MES vi è la ristrutturazione del debito cui gli Stati sarebbero costretti per accedere al MES. Scopriamo insieme in cosa consiste.

Dopo la riforma del MES, votata lo scorso 30 novembre 2020, il Ministro Gualtieri ha assicurato per accedere al MES non saranno necessari meccanismi automatici di ristrutturazione del debito da parte degli Stati.

La ristrutturazione del debito è uno degli aspetti più criticati e contestati dagli oppositori del “no” al MES, per le conseguenze negative che avrebbe in Italia sulla ricchezza della popolazione. Questo perché il 70% del debito italiano è detenuto da famiglie e imprese.

RISTRUTTURAZIONE DEL DEBITO: IN COSA CONSISTE

La ristrutturazione del debito si verifica quando “il creditore, per ragioni economiche, effettua una concessione al debitore in considerazione delle difficoltà finanziarie dello stesso, concessione che altrimenti non avrebbe accordato”.

Ciò permette al debitore in difficoltà finanziarie di godere di condizioni più favorevoli. Il creditore accetta l’accordo, spinto dalla maggiore probabilità di ottenere un rimborso, grazie all’alleggerimento tempestivo della pressione finanziaria dell’impresa debitrice, che altrimenti vedrebbe irrimediabilmente compromesse le proprie capacità di riprendersi.

In definitiva si ha il seguente effetto: il creditore, rinunciando a propri diritti, ha una perdita che si traduce in un beneficio per il debitore, immediato o differito nel tempo, misurabile in termini di variazione del valore economico del debito prima e dopo la ristrutturazione.

Dal punto di vista operativo, la concessione accordata dal creditore può portare a diverse soluzioni di carattere tecnico, come la modifica delle condizioni di regolamento del debito con lo spostamento o riduzione dei pagamenti futuri, in attesa del miglioramento delle condizioni di solvibilità del debitore.

RISTRUTTURAZIONE: LE MODALITÀ 

La modalità più diffusa in cui si manifesta la rinuncia del creditore è la modifica dei termini originari del debito che si articola secondo una o più soluzioni tecniche:

  • con la riduzione dell’ammontare del capitale da rimborsare a scadenza;
  • con la riduzione dell’ammontare degli interessi maturati (anche di mora) e non ancora pagati;
  • con la riduzione dell’ammortare degli interessi che matureranno a partire dalla data dell’accordo, quindi una modifica favorevole per la durata residua del debito del tasso di interesse pattuito in origine;
  • con la modifica alla tempistica per il pagamento degli interessi e per la restituzione del capitale di debito, spesso non accompagnata da maggiori interessi maturandi: l’operazione viene detta di rimodulazione del debito.